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Prime Esperienze

In vacanza, in spiaggia, leggo un libro (part 3)


di Membro VIP di Annunci69.it tamerlano_
03.05.2022    |    8.770    |    2 9.0
"Resisto, ma inutilmente, la cappella scivola tra le mie labbra come se fosse un’anguilla, tira la testa a sé..."
Non era una minaccia, mi afferra la testa mentre lo dice, ed il mio tentativo di resistenza è a dir poco velleitario.
Quando quella grossa cappella sfiora le mie labbra, ci vuole poco affinché si dischiudano lasciandola entrare. Ed ancora meno perché la mia lingua vada a cercare avidamente il sapore di quel liquido denso che la avvolge.
Lo spompino, senza neanche troppa timidezza. Ormai lo so benissimo cosa sono. Voglio sentire quel cazzo semieretto gonfiarsi nella mia bocca, sono curiosa di sapere quanto crescerà ancora, sono curiosa di sapere come mi farebbe sentire farmi venire in bocca per la prima volta e se il suo sperma avrà il suo stesso odore.
Vedo le mie mani salire in su, afferrare la sua asta ed iniziare a massaggiarla.
Mi sto bagnando di nuovo.
Muovo la testa con più convinzione, sento le mie tette sode dondolare, i capezzoli indurirsi di nuovo. Inizio persino a toccarmi con una mano, mentre l’altra masturba il suo cazzo nella mia bocca.
“Guardami”, mi dice. Io lo guardo.
“Lo sei?”.
Con voce soffocata: “No, non lo sono”.
Allora lui afferra più saldamente la mia testa e spinge il suo cazzo ormai duro più a fondo, fino a non farmi respirare più. Lo tiene lì per qualche secondo, poi lo ritira a sé rapidamente. Annaspo per prendere aria. Giusto pochi secondi, prima che lui inizi a scopare la mia bocca in maniera prepotente e selvaggia.
Mi sento un oggetto, un suo giocattolo, non ha alcun riguardo. La mia testa è imprigionata nella morsa delle sue mani e sta stantuffando quel cazzo enorme nella mia bocca.
“Ammettilo, dillo che vuoi ancora di più, dillo che vuoi essere scopata”.

È vero, mi ha già fatta venire ma ancora non mi ha scopata.
La sola idea mi eccita di nuovo in maniera incontrollata. Ora so cosa realmente voglio.
Un pensiero mi percorre la mente terrorizzandomi: sarei in grado di ribellarmi se dovesse chiedermi qualcosa di realmente estremo?
Proprio in quel momento, come se mi avesse ascoltata, sfila il cazzo dalla mia bocca. Lo vedo pienamente eretto per la prima volta: la cappella è paonazza e gonfia, pare essermi lievitata tra una guancia e l’altra.
Alzo lo sguardo verso di lui. Nei suoi occhi c’è qualcosa di nuovo. È voglia, desiderio, ma senza la sensazione di autocontrollo che aveva prima.
Poi tutto avviene molto rapidamente.
Mi volta contro l’albero, solleva la mia gamba poggiandola su una piega sbilenca del tronco, la sua mano afferra la mia natica, riesce a contenerla tutta e nello stringerla mi dilata. Nel momento esatto in cui lo fa, la sua cappella si fa largo dentro la mia fica. Sono così bagnata che mi sento riempire istantaneamente. Emetto un grido sordo, ululando senza emettere alcun suono.
Mi pare di poterlo vedere quel cazzo enorme farsi largo tra le mie natiche asciutte, dal suo punto di vista. La venosità bruta che contrasta sgraziatamente con la natura setosa della mia pelle, violandola e sporcandola. Eppure, il mio bacino si muove per permettergli di entrare più in profondità, per sentirlo di più.
Ora sto gemendo.
Mi copre la bocca con una mano, ma non riesce a contenere la punta della mia lingua che sgattaiola tra le sue dita.
Inizia a schiaffeggiarmi il culo. Ed io lo muovo ancora di più.
La sua mano fa male quando mi colpisce. Ma io continuo a bagnarmi.
Ho voglia di dirglielo, di chiederglielo, di implorarlo.
Non resisto più.
Ha vinto lui.

“Scopami, più forte, per favore, prendimi”.
“Dimmelo”.
“Sì lo sono”.
“Cosa?”.
“Una troietta”.
“Non una bambina viziosa?” (percepisco un sorriso dietro le sue parole).
Improvvisamente sento i suoi affondi farsi più selvaggi, la sua stretta farsi più forte, i suoi schiaffi più cattivi.
“Adesso, allora, ti mostrerò come si scopa una troietta come te”.

Mi spinge giù.
Il mio culo, che ho sempre cercato di non mettere troppo in mostra, punta ora verso il cielo, le mie gambe sono divaricate a dismisura, come solo le anche di una ballerina possono fare, la mia faccia è al suolo. Gli aghi di pino secchi iniziano a maltrattare la mia guancia quando quell’uomo si trasforma in una belva affamata di me.
Lo sento grugnire e stantuffarmi dall’alto verso il basso. Mi schiaffeggia ancora, mi fa male, inizia ad essere un dolore vero che riecheggia tanto nella mia mente quanto tra le volte del bosco che ci nasconde.
Quel misto di dolore, umiliazione e godimento mi lascia impotente. Sono a bocca aperta mentre lui riversa su di me le sue fantasie pornografiche. Non sono più una donna, sono una sua proprietà di cui sa di poter disporre a piacimento.
Mi sono arresa, gli ho ceduto il controllo, ora devo prepararmi ad accettarne le conseguenze.
Perché sento che non si limiterà a questo.

Ed infatti lo sento rallentare.
Poi una sensazione liquida e densa tra le chiappe. E’ saliva. Ed il suo dito che inumidisce il mio buchetto massaggiandolo.
Non obietto, ho capito, ma farei qualunque cosa per continuare a sentirmi così.
Solo quando sento il suo dito affondare nel mio culo inizio a provare timore: il cazzo che ho visto stagliarsi contro il mio volto pochi minuti fa era enorme, largo, ed ora lui vorrebbe usarlo nel mio culo.
Tentenno, rallentando il movimento lascivo dei miei fianchi, “No aspetta” [Sono ancora indolenzita da prima].
Non ci credo ancora, mi sto facendo scopare anche dal padre dello sconosciuto che mi ha scopato giusto un’ora fa!
La mia mente ora fatica a conciliare l’immagine di me che ho sempre coltivato con quella della sconosciuta che si sta facendo usare da due sconosciuti nel modo più degradante. Cosa è successo? Perché oggi?
Cerco di svincolarmi, muovendomi in avanti. Sto recuperando il controllo di me, inizio a pensare che quando tutto questo sarà finito non avrò il coraggio di guardarmi allo specchio, che non riuscirò mai più a scendere a patti con la mia coscienza.
“No, basta, per favore”.
Mi muovo quanto basta per sfilare quell’enorme pene da me. Rimango qualche secondo con le mani e le ginocchia al suolo, la vergogna inizia ad assalirmi, sento che sto per piangere.

“Cosa fai?”, mi chiede.
“Basta, non posso più, non so cosa mi abbia preso. Per favore, se ne vada”.
Ci pensa un attimo. Ma solo un attimo, poi: “Chi ti ha detto che decidi tu?”.
Quasi non credo alle mie orecchie. Mi volto incredula e quando incrocio il suo sguardo capisco che ha ragione. Ed ho paura.
Si alza in piedi, si sposta di fronte a me, mi afferra la testa sotto la nuca e si abbassa per sussurrare, a poca distanza dal mio volto: “Finiamo quando lo decido io”.
Solo ora capisco chiaramente in quale situazione mi sono cacciata.
Lui di nuovo: “Guarda cosa hai fatto, ero finalmente pronto per scoparti come si deve, ora devi farmelo tornare duro”.
Con prepotenza mi stende sulla schiena, incurante, si mette a cavalcioni sul mio petto, mi solleva la testa senza troppa cortesia e mi dice, telegrafico e lapidario: “Succhialo”.
Mi infila il cazzo in bocca. Resisto, ma inutilmente, la cappella scivola tra le mie labbra come se fosse un’anguilla, tira la testa a sé.
Lo respingo con le mani, ma non c’è alcuna possibilità che io possa avere la meglio contro un uomo di quella statura.
Ora ho la netta impressione che mi stia violentando. Mi sta scopando la testa contro il mio volere. Mi divincolo, ma le mie urla si schiantano contro quel treno che mi attraversa la bocca a tutta velocità.
Inizio a sentirlo distintamente gonfiarsi tra le mie guance e non la smette più. Ora ha raggiunto una profondità alla quale la sua foga inizia a togliermi il fiato. Sento i miei occhi lacrimare.
Ma, in qualche modo, la prepotenza di quel bruto che si fa largo nella mia bocca mi ammansisce, senza però vincermi.
Poi noto una torsione del suo busto e sento una mano ruvida farsi largo tra le mie cosce, seguita da due dita che mi entrano in fica. Sono ancora bagnata ed inizio a bagnarmi ancora di più.
Ma scalcio ancora, solo che più lo faccio più le sue dita mi scopano. Ora sento le sue palle strofinarsi contro il mio petto.
Poi d’un tratto provo una sensazione completamente nuova: le sue dita scivolano con naturalezza quasi programmata dalla mia fica tra le mie chiappe; sono così intrise di me ed io sono così divaricata che un mio movimento scomposto fa sì che un suo dito scivoli senza alcuna fatica nel mio culo. Inarco la schiena per lo stupore, portando il suo cazzo all’altezza del mio petto, senza volerlo. Lui inizia a strofinare la sua asta poderosa in mezzo e sopra le mie tette. Il dito invece ora è una presenza ingombrante nel mio culo, particolarmente quando inizia a muoverlo disegnando dei cerchi dentro di me.
Sento il principio di un piacere inaspettato.
Abbasso gli occhi e vedo i miei capezzoli stagliarsi come torri di marmo rosa, mentre la sua cappella vi si strofina contro, nel frattempo la falange successiva di quel dito trova spazio nel mio culo.
Le mie resistenze si affievoliscono, le mie gambe smettono di lottare, ed anche lui.
Mi ha addomesticata di nuovo.
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